L’ultimo tabù

Quattro anni fa [quattro anni fa nel 1988], Catherine, una editor freelance con cui avevo fatto conoscenza, mi chiamò un pomeriggio piangendo e parlando a malapena. “Ti devo vedere”, disse. “Sono disperata”. Ci incontrammo in un parco venti minuti dopo. Catherine era disperata e sconvolta. Mi aveva chiamato, riuscì finalmente a dire, dopo essere stata un’ora in piedi davanti a una finestra del suo appartamento al settimo piano, pensando di saltare.

Mi aveva chiamato perché si era ricordata di aver sentito da un amico in comune che io ero stato in seri problemi per i debiti, ma che ero riuscito a ribaltare la situazione.

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In questi giorni la gente ti dice praticamente tutto a proposito di se stessa – i più intimi dettagli della vita sessuale, esperienze di droga e alcool, esperienze di detenzione, situazioni di problemi con l’alimentazione, trattamenti subìti per depressione, o anche esperienze di abuso subìte da bambini.

La cosa di cui non si parla sono i debiti. O le notifiche scadute che si ricevono, o che non si è potuto pagare l’affitto questo mese, che la carta di credito o il conto deposito sono stati annullati, oppure che non sono stati superati i controlli o che il controllo è stato spinto oltre il limite, o che più volte si è stati costretti a girare tra amici e parenti in cerca di un prestito.

Anche al solo pensiero di non dire mai a nessuno quanto devono, riguardo al problema che stanno avendo per rispettare gli impegni e pagare i conti, fa battere dolorosamente il cuore, fa accorciare il respiro e cominciare a sudare le mani.

E’ quasi non-americano avere problemi con il denaro (vale a dire il debito). O almeno così era considerato, e in effetti lo è ancora in larga parte, eccetto per quelli che sono spazzati via e non possono più nasconderlo. Questo è per lo meno il mito popolare.

In verità, il debito personale è epidemico in America. [E questo avveniva nel lontano 1988, molto tempo prima del Crash del 2009. Davvero non c’è niente di nuovo sotto il sole.]. Venti milioni di americani sono sopraffatti dal debito in questo momento e altri milioni vivono in situazione di stress quotidiano e disagio a causa di esso. Il debito dei consumatori rappresenta attualmente oltre il 70% del reddito del consumatore. Fallimenti personali sono aumentati di un terzo ogni anno, il tasso di risparmio negli Stati Uniti è il più basso del mondo industriale.

Per semplificare, abbiamo intenzione di escludere il debito garantito, cioè finanziamenti assistiti da garanzie reali, come ad esempio una casa o un’auto. Stiamo parlando del debito non garantito – carte di credito, prestiti da amici e parenti, ritardo di affitto, tasse posticipate, denaro dovuto a un dentista e simili.

Problemi con questo tipo di debito riguardano trasversalmente tutti gli strati sociali – medici e avvocati, falegnami e insegnanti, psicologi e dirigenti, imbianchini e vigili del fuoco, consulenti e segretari di magazzino, impiegati e agenti di cambio.
Alcuni di noi stanno guadagnando più di 100.000 dollari l’anno, altri semplicemente fanno una vita di sussistenza. Alcuni sono in debito di decine di migliaia di dollari, altri non più di 500 o mille dollari. Ma il debito è debito, non importa quanto si guadagna o quanto siamo debitori, prima o poi il debito può, e spesso lo fa, avvelenare la nostra vita.

Come l’alcolismo, incorrere nel debito – o indebitarsi – è progressivo. Lo sono anche i risultati: col tempo sentiamo paura e frustrazione. La nostra vita e le relazioni personali sono interrotte, la gioia e il piacere di vivere vengono risucchiati fuori dai nostri giorni, arriviamo a vivere in condizione di ansia e disperazione, sperimentiamo il dolore e forse anche degli slanci verso il suicidio.

Catherine, l’editor, era indebitata per 36 mila dollari quando mi ha chiamato – per carte di credito, grandi magazzini, amici, l’IRS (l’Ufficio fiscale dello Stato), e il suo padrone di casa.
Le tasse universitarie della figlia erano da pagare. Aveva appena ricevuto un avviso di sfratto. Non le era rimasto patrimonio, non avrebbe potuto ottenere ulteriore credito. L’avviso di sfratto era stato il colpo finale. E lei si era quasi uccisa perché doveva dei soldi. Questo è un segno di quanto è dolorosa la pressione del debito: tanto da distorcere la visione.

Una volta che Catherine ha riconosciuto e ha ammesso che questa non era solo sfortuna, che aveva un problema di di indebitamento, cominciò a riprendersi. Ha pagato l’affitto di ogni mese, quando era dovuto. Ha mantenuto il passo con i suoi conti correnti, ha iniziato un piccolo piano per ridurre gli arretrati da versare al suo padrone di casa e ha negoziato piani di rimborso con il resto dei suoi creditori.

E’ stato facile? No, non in un primo momento. Ma non è sempre facile essere sobrio per un alcolizzato. Il parallelismo è più che casuale. Molte persone in recupero dall’indebitamento parlano di “sobrietà finanziaria”.

Ecco una verità semplice ma profonda: non è possibile uscire dal debito prendendo in prestito altro denaro. Non più di un alcolista che spera di rimanere sobrio bevendo un altro drink. E se si è in una situazione di indebitamento, c’è da scordarsi la prosperità e l’abbondanza. E’ possibile acquistarne l’illusione, ma solo per un po’. Prima o poi si verificherà il crollo della vostra struttura del debito, come è successo per Catherine.

Per determinare se il proprio uso di credito, o debito, sia ragionevole o meno, basta porsi una domanda molto semplice: sono i tuoi debiti a causarti dei problemi, a qualsiasi livello?

Se lo sono, allora hai un problema di indebitamento, o rischi di essere sulla buona strada. Questa è la cattiva notizia. La buona notizia è che c’è una via d’uscita.

Per alcuni, la risposta potrebbe essere semplicemente la consapevolezza di quello che sta succedendo, accoppiato con la cognizione che l’indebitamento può diventare un problema serio, e con un cambiamento nel modo di occuparsi del denaro. Per altri, un programma più strutturato e di sostegno può essere auspicabile, come quello descritto nel mio libro “How to Get Out of Debt, Stay Out of Debt, and Live Prosperously”, l’assistenza di un ufficio locale della Fondazione Nazionale no-profit per il Credit Counseling (www.nfcc.org) o l’adesione al programma di auto-aiuto dei Debitori Anonimi (www.debtorsanonymous.org).

Per ora, se si hanno problemi con il debito, ecco quattro semplici passi che si possono prendere e che avranno un immediato impatto positivo sulla vostra situazione.

1. Arrenditi – ammetti a te stesso che hai un problema di indebitamento e che ha causato un sacco di dolore e difficoltà nella tua vita.
2. Un giorno alla volta, smetti di accumulare nuovi debiti non garantiti.
3. Distruggi le tue carte di credito.
4. Tieni un registro per tutte le spese – da un pacchetto di gomma da 75 centesimi a un maglione da 200 dollari – per un mese. Questo ti mostrerà quello che forse non avrai mai conosciuto prima, esattamente dove sta andando il denaro ogni mese.

Infine, cerca di essere di buon umore. Infatti liberarsi dal debito significa veramente aprirsi a prosperità e abbondanza, a uno stato fiorente, a vivere sentendo veramente il piacere di vivere, un giorno alla volta.

I migliori auguri.

Jerrold Mundis

(traduzione e pubblicazione autorizzata dall’autore)

Jerrold Mundis è (stato) uno scrittore, oratore e counselor, e autore di molti libri, fra cui il bestseller “How to Get Out of Debt, Stay Out of Debt, and Live Prosperously”. I suoi libri sono stati selezionati da Book-of-the-Month Club, Literary Guild, One Spirit Book Club, e altri, e tradotti in oltre una dozzina di lingue straniere. I suoi articoli sono apparsi in pubblicazioni come il New York Times Magazine e l’American Heritage. Debitore recuperato lui stesso, e intimamente familiare con la riuscita del programma dei Debitori Anonimi, Mundis ha parlato regolarmente sui temi del debito e della finanza personale per i clienti che vanno dall’U.S. Customs Service alla National Education Association, Unity Church, e agli ordini professionali e associazioni. Ha lavorato anche in privato con le persone negli Stati Uniti e pure in altri paesi, per telefono. Jerrold Mundis viveva a New York City.

Si ringrazia Vanessa Schlachtaub Bruni per la revisione del testo.

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